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FABIO LA MANTIA

Le Baccanti dell’Ulster. Tra commedia e tragedia

Abstract

Scopo di questo studio è stabilire la relazione culturale e letteraria tra l’Irlanda e la Grecia classica, attraverso una delle numerose riscritture prodotte nell’isola di Smeraldo, durante il secolo scorso. Il riferimento corre a The Bacchae. After Euripides (1991) del poeta e drammaturgo nordirlandese Derek Mahon (1941). Per la decodificazione del testo vengono presi in considerazioni alcuni aspetti. Tre per l’esattezza. Il primo è anche il più banale e ricorrente all’interno di quel fenomeno specifico che è la ricezione dell’antico, ovvero in che modo e per quali bisogni la drammaturgia greca e la letteratura irlandese entrarono in contatto, stabilendo una relazione culturale, storica e letteraria. Forse sarebbe meglio dire perché alcuni scrittori irlandesi guardarono a una forma così lontana per definire la propria fisionomia ideologica, drammaturgica e performativa. Vengono altresì verificate le ragioni per cui tale interesse venne circoscritto a un lasso temporale specifico, la seconda metà del Novecento, le cui particolari condizioni “climatiche” favorirono la fioritura, anzi la deflagrazione di queste esperienze. In seconda istanza viene chiarito il motivo per cui tali prodotti possono essere definiti postcoloniali, una constatazione derivata dalla convinzione che l’Irlanda, pur essendo un paese europeo, sia una realtà postcoloniale. Infine, viene spiegato il perché la produzione di Mahon rappresenti un’anomalia all’interno del panorama postcoloniale, imponendosi, non come un atto di protesta e rivendicazione politica, ma come una commedia tragica con un epilogo apocalittico reclamante la forza della poesia e del teatro.