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GIANMARCO GIRGENTI

Lo sguardo, l'immagine e il racconto. Forme e strumenti della rappresentazione nell'evoluzione della cultura visuale

  • Autori: GIRGENTI G.
  • Anno di pubblicazione: 2008
  • Tipologia: Capitolo o Saggio (Capitolo o saggio)
  • Parole Chiave: VISUAL CULTURE
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/49691

Abstract

Il racconto per immagini non è una prerogativa esclusiva dell’arte cinematografica. Tutt’altro: il cinema ha, semmai, sintetizzato letteratura “scritta” e le grandi produzioni narrative delle arti visive, in un percorso che lo ha però costretto in canoni che limitano di gran lunga le sue effettive potenzialità. C’è chi sostiene, del resto, che il cinema “non sia ancora nato”. Si pensi ad esempio ai grandi cicli compositivi eseguiti con diverse tecniche artistiche: il racconto della gloria ateniese espresso dalle metope del Partenone; la Colonna Traiana; l’Arazzo di Bayeux; il ciclo di affreschi con le “Storie della Vera Croce” eseguito ad Arezzo da Piero della Francesca. Dal punto di vista delle tecnologie attuali e futuribili il cinema, così come è oggi, appare già antiquato: o, meglio, legato più al modo classico di raccontare per immagini che alle effettive possibilità dell’innovazione. Si pensi allo spazio scenico: l’interfaccia tra luogo della narrazione e spettatore è rigidamente separato tra schermo e platea; l’idea wagneriana del “Teatro Totale” era senz’altro più avanguardistica. L’interazione con lo sviluppo narrativo è bloccata al rispetto dell’orditura registica del plot: questo rende il film più vicino al libro che ad un prodotto multimediale. Il libro, rispetto al film, permette invece –ancora oggi- spazi di interrelazione, riflessione, immaginazione notevolmente maggiori rispetto all’emotività “controllata” del racconto cinematografico.